domenica 6 settembre 2015

Corriere La Lettura 6.9.15
Novecento e arcaismi: la bellezza della forza


Se esiste uno slogan per La Grande Madre , la complessa, densa ed emozionante, mostra curata da Massimiliano Gioni, basta guardare l’opera di Barbara Kruger, dove sul volto di una donna è scritto: Your body is a battleground . Sì, a percorrere la grande mostra voluta da Beatrice Trussardi e dalla «sua» Fondazione, si ha davvero l’idea che il corpo delle donne sia «un campo di battaglia» e che la mitologia della maternità altro non sia se non una visione sognante lasciata dopo l’ingresso.
Non a caso, il visitatore, dopo essere accolto dalla meravigliosa Fata dei cavoli (tenero e spassoso filmato del 1896 di Alice Guy-Blaché in cui i bimbi nascono dai cavoli, appunto) è letteralmente preso per mano e invitato a dimenticare ogni rassicurazione. Già, perché Massimiliano Gioni (diventato padre, guarda il destino, proprio due giorni prima dell’inaugurazione) ha costruito la mostra con in testa due numi tutelari: il primo è il grande curatore Harald Szeemann che aveva in mente La Mamma , mostra mai realizzata; e la seconda, Lea Vergine, vera sacerdotessa dell’arte, che nel 1980 con la sua storica esposizione L’altra metà dell’Avanguardia ha rivelato uno sguardo completamente nuovo intorno all’arte al femminile. Gioni si è dunque mosso partendo da queste basi storiche e culturali per costruire una scrittura espositiva attraverso un percorso interdisciplinare, nella prima parte cronologico (sino alle avanguardie in cui mette in risalto le diffuse misoginie) e poi, affrontando l’arte contemporanea con uno schema tematico.
Qui ha esplorato, in una trasversalità di linguaggi, le numerose questioni legate al tema dell’identità femminile, al corpo, ai poteri che su quel confine fisico vengono esercitati e al concetto di rappresentazione, partendo dalle figure arcaiche (bellissime le statuine raccolte da Olga Fröbe-Kapteyn, collaboratrice di Jung) sino alle maternità di Cindy Sherman (evocazioni di dipinti antichi) o le fotografie di Rineke Dijkstra che ha ritratto alcune mamme, nude col bimbo in braccio, subito dopo il parto: ferme nella loro fragilità, dolcezza e immensa forza. E se c’è un’icona per La Grande Madre forse è proprio una di queste mamme, simbolo della battaglia quotidiana, fatta di responsabilità, dedizione e fatica nel nome esclusivo dell’amore.